Le previsioni di imprese e istituzioni sono state raccolte da Istat e pubblicate nel Rapporto R&S. A innestare la retromarcia nell’anno nero della pandemia da coronavirus Covid-19 sono soprattutto le imprese (-4,7% rispetto al 2019, – 2,9% rispetto al 2018), mentre cresce del 3% la spesa delle istituzioni pubbliche e rimane stabile quella delle società private non profit. Se le previsioni saranno confermate l’Italia molto probabilmente non raggiungerà l’obiettivo generale che si era prefissata nell’ambito della Strategia Europa 2020 e che fissava per quest’anno una spesa R&S almeno pari al 1,53% del Pil.
Nel 2018, quando l’ammontare complessivo aveva superato i 25,2 miliardi (1,43% del Pil), la spesa era cresciuta del 6%, mentre i dati provvisori sul 2019 indicano una spesa in crescita del 7,6% per il non profit, del 4,3% per le istituzioni pubbliche e dell’1,9% per le imprese. Il peso di queste ultime resta di gran lunga il più rilevante: nel 2018 la spesa R&S delle aziende è stata pari a 15,9 miliardi (0,9% del Pil) e ha rappresentato il 63,1% della spesa totale.
Nel settore delle imprese il contributo alla spesa delle Pmi si è rivelato in forte crescita nel 2018. In particolare, rispetto al 2017 la spesa per R&S è aumentata del 15,8% nelle piccole imprese (con meno di 50 addetti) e del 9,3% nelle medie (50-249 addetti). In termini di composizione percentuale, oltre la metà della spesa delle imprese continua a essere sostenuta dalle grandi imprese (con 500 addetti e oltre) ma si è ridotto il loro contributo rispetto all’anno precedente (-1,3%). Aumentato, invece, quello delle imprese più piccole che passa dal 16,0% al 17,3%.
Nel “derby” nazionale tra ricerca applicata e ricerca pura il peso della spesa delle imprese continua naturalmente a far vincere il primo protagonista. Nel 2018 gli investimenti in ricerca applicata hanno superato i 10,3 miliardi, pur in un contesto di ricomposizione della spesa che ha visto scendere questa componente dal 42,1% del 2017 al 40,6%. Nel settore delle istituzioni pubbliche, fino a due anni fa era invece aumenta la quota di spesa destinata alla ricerca di base (dal 25,8% nel 2017 al 26,6% nel 2018) mentre diminuiva il peso della ricerca applicata e dello sviluppo sperimentale (circa -0,3 punti percentuali). Le istituzioni private non profit, a fronte di un calo di investimenti nella ricerca di base (-1,9 punti percentuali rispetto al 2017) hanno invece fatto registrare una leggera crescita della quota di spesa destinata alla ricerca applicata e allo sviluppo sperimentale (+0,9 punti percentuali).
Poco più di un terzo della spesa R&S 2018 è stata realizzata nel Nord-ovest, mentre il Mezzogiorno ha contribuito con una quota pari al 14,6%. Il 68,1% della spesa totale, pari a circa 17,2 miliardi di euro, è stata concentrata in cinque regioni – Lombardia (20,6%), Lazio (13,7%), Emilia-Romagna (13,0%), Piemonte (11,8%) e Veneto (9,0%). Nell’anno il personale impegnato in queste attività è arrivato a contare 526.620 addetti (dai 482.703 del 2017, +9,1%), per un totale di 345.624,6 Unità di lavoro a tempo pieno (Etp) (da 317.628,3 nel 2017, +8,8%). L’incremento, anche in questo caso, è dovuto soprattutto alle aziende (+15,3% di addetti e +14,0% in Etp). Più contenuta la crescita del personale nel settore pubblico, sia in numero (+2,0%) sia in unità Etp (+1,9%), che tuttavia è risultata la più consistente rispetto al 2017 e al 2016. I ricercatori aumentano del 7,6% in termini di unità (da 195.560 nel 2017 a 210.419 del 2018) e dell’8,5% in termini di Etp (da 140.378,2 a 152.307,0).
Il Governo, nelle linee guida del Piano nazionale Next Generation Eu, si è posto l’obiettivo minimo di raggiungere la media Ue di spesa R&S pari al 2% del Pil entro la fine del Programma (2027), per poi mantenere o accrescere quel livello negli anni successivi, portandosi su valori più simili a quelli tedeschi (3%).
(Fonte: Il Sole 24 ore)