Lavoro e abitudini alimentari: un possibile modello di intervento

Data pubblicazione: 14/12/2022

La scorretta alimentazione è un fattore di rischio modificabile e prevenibile che può portare all’insorgenza o al peggioramento di alcune malattie croniche non trasmissibili. Le abitudini alimentari sono profondamente influenzate dai fattori socio-economico culturali nonché dalle condizioni psico-fisiche individuali che incidono a loro volta sulla qualità della vita. In questi termini, il luogo di lavoro rappresenta un setting ideale di promozione della salute e del benessere in quanto si può agire direttamente sia sul lavoratore (coinvolgendolo attivamente e fornendogli gli strumenti adatti a migliorare la propria conoscenza e il proprio comportamento alimentare) sia sull’ambiente di lavoro (implementandolo in termini strutturali, strumentali e organizzativi).

Presso la Direzione generale Inail di Roma è stato condotto un progetto che ha coinvolto 801 lavoratori, di cui 289 uomini (36,08%) e 512 donne (63,92%). L’obiettivo del progetto è stato:

  • analizzare l’incidenza dei fattori modificabili che determinavano le abitudini alimentari, sia individuali (livello di conoscenza, credenze, opinioni e atteggiamenti personali, percezione del rischio, comportamento) sia ambientali (strutturali e organizzativi);
  • favorire il cambiamento verso una sana alimentazione con riflessi positivi sullo stile di vita in generale, secondo una visione sistemica della salute tramite un programma di prevenzione bio-psico-sociale partecipata sul lavoro.

È stato somministrato un questionario on-line in forma anonima su base volontaria tramite la intranet aziendale. Il questionario è stato organizzato in modo da ottenere:

1. informazioni generali: dati socio-demografici (sesso, età, titolo di studio, profilo professionale, anzianità lavorativa), antropometrici (altezza, peso) e condizioni di salute;

2. abitudini alimentari lavorative/extra-lavorative (frequenza di consumo degli alimenti e luoghi di fruibilità);

3. opinioni, atteggiamenti personali, credenze (livello di percezione/consapevolezza sulla tematica);

4. grado di conoscenza e pratica delle corrette abitudini alimentari dal punto di vista bio-psico-sociale;

5. pareri personali relativi all’ambiente di lavoro (disponibilità di quantità/qualità adeguate di alimenti, punti/ aree dedicate al ristoro, caratteristiche di mensa, bar interno, distributori automatici);

6. aspettative di risultato, percezione del rischio e dei potenziali effetti dal punto di vista psico-fisico, intenzioni al cambiamento.

Dall’analisi dei risultati dei questionati e dei focus group è emerso che la mensa è stata valutata come il luogo di consumo del pasto scelto più di frequente, il cibo preparato a casa è stata la seconda modalità scelta. Gli alimenti maggiormente prescelti variavano in base al luogo di consumo: in mensa aziendale, le verdure e i primi piatti; al ristorante, il primo piatto; al bar, panini ripieni; per coloro che portavano il cibo da casa, frutta, verdura e yogurt.

Fonti:

Inail – Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale

European Food Information Council. I fattori determinanti alla base delle scelte alimentari. Rassegna EUFIC; 2005.

World Health Organization. Healthy workplaces: a model for action; 2010. Wainjek C. Food at Work.

Workplace Solutions for Malnutrition, Obesity and Chronic Diseases. Geneva: Ilo; 2005.