La legge di bilancio riscrive il quadro degli incentivi fiscali per i beni strumentali e l’innovazione. E, per pianificare gli investimenti, le imprese sono ora chiamate a orientarsi con attenzione nella griglia di aliquote e limiti di beneficio che variano di anno in anno, in alcuni casi fino al 2031. Gli elementi con cui fare subito i conti sono lo stop dal 1° gennaio 2023 al “superammortamento” per i beni tradizionali (ma già da gennaio 2022 sarà meno vantaggioso) e al credito d’imposta per la formazione 4.0. Non sono arrivate buone notizie, poi, per gli investimenti al Sud: al momento nessuna proroga oltre il 2022 per il bonus fiscale sugli investimenti strumentali e per la maggiorazione del credito d’imposta per la ricerca.
Il piano gestito dal Ministero dello Sviluppo economico continua invece a puntare sul credito d’imposta per i beni tecnologici 4.0 (l’ex “iperammortamento”) ma sforbiciando in modo rilevante i benefici. La misura, attualmente in vigore fino al 2022 con coda al 30 giugno 2023, viene prorogata al 2025 (con slittamento a metà 2026 per le consegne con acconto) nella misura del 20% per la quota di spesa fino a 2,5 milioni, del 10% tra 2,5 e 10 milioni e del 5% oltre 10 milioni e comunque fino a 20 milioni. Un dimezzamento rispetto alle aliquote del 2022.
Per pianificare gli investimenti con i bonus su ricerca e innovazione, che sarebbero scaduti a fine 2022, bisognerà studiare le scadenze con un’attenzione ancora maggiore perché il quadro si complica. Scatta una proroga lunga per il credito d’imposta per ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale, fino al 2031: cala l’aliquota dal 20 al 10% ma il limite massimo annuale viene innalzato da 4 a 5 milioni di euro. Prolungamento anche per il bonus su attività di innovazione tecnologica: sempre al 10%, nel limite di 2 milioni, fino al 2023 poi la diminuzione al 5% nel 2024 e 2025, ultimo anno di agevolazione.
Cala subito invece il vantaggio fiscale sui progetti di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0, dal 15% del 2022 al 10% del 2023 e al 5% del 2024 e 2025: in compenso però il beneficio massimo viene raddoppiato da 2 a 4 milioni. Per quanto riguarda infine il credito d’imposta per il design, andrà avanti con aliquota del 10% entro 2 milioni di beneficio fino al 2023, poi 5% nel 2024 e 2025.
Non compare la proroga del credito d’imposta per attività in formazione collegate alla trasformazione tecnologica 4.0. Questa misura resta attualmente attiva fino al 2022 al 50% per micro e Pmi, al 40% per le medie imprese e al 30% per le grandi.
È teoricamente già coperta per il 2022 la decontribuzione del 30% per i lavoratori al Sud, con fondi previsti dalla legge di bilancio 2021, ma per applicare la misura anche nel prossimo anno bisogna attendere che scatti ufficialmente la proroga del Quadro temporaneo Ue sugli aiuti di Stato. Non sembra invece essere andato avanti il dialogo governo-Commissione per l’autorizzazione che stabilizzi la decontribuzione fino al 2029 come previsto dalla manovra di un anno fa.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)