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Le imprese italiane, in particolare quelle di più grandi dimensioni, hanno attinto dal paniere di agevolazioni, esenzioni, ristori e garanzie che lo Stato in questi 8 mesi di crisi sanitaria ed economica ha messo in campo nel cosiddetto perimetro comunitario di emergenza disegnato con il Temporary Framework.
La condizione principale di questo regime temporaneo si può riassumere così: il cumulo delle agevolazioni deve rientrare nel limite degli 800mila euro ad impresa; oltre questo limite scatta l’obbligo di dover restituire le quote di aiuti utilizzati in eccedenza al tetto poichè incompatibili con i limiti definiti dal Temporary Framework.

L’eccezionalità del momento causata dalla crisi sanitaria in tutta Europa, le norme e le regole adottate anche dal Governo italiano con i vari decreti anti-crisi, dal Cura Italia al Rilancio, dal decreto liquidità fino ad al decreto Agosto, hanno sempre lasciato intendere che il riferimento al tetto di 800mila euro (limite che scende a 120.000 euro nel settore della pesca e dell’acquacoltura e a 100.000 euro nel settore della produzione agricola) si sarebbe dovuto riferire alla singola impresa. Ma in realtà non sembra essere così. E a dirlo è lo stesso Governo tra le pieghe di una circolare del Dipartimento delle Politiche comunitarie datata 18 giugno 2020, oggetto di un lungo e serrato confronto tra Stato e Regioni proprio sui tetti di aiuti e sulla definizione di impresa, e resa pubblica soltanto nei giorni scorsi in piena esplosione della seconda ondata di contagi e con nuovi lockdown settoriali per le attività produttive.

Le verifiche del rispetto del tetto degli 800mila euro nel caso del cumulo di più aiuti dovrebbero essere effettuate rispetto non alla singola impresa, ma rispetto al concetto di singola unità economica, al “gruppo”, in linea con la giurisprudenza dell’Unione Europea.

Per le imprese si prospetta anche un doppio danno. Il primo è dettato da una postilla aggiunta in conversione nel decreto di agosto che impone alle imprese non in regola con il rispetto del tetto di 800mila euro, di versare l’Irap 2020 senza il pagamento di sanzioni e interessi entro il prossimo 30 novembre; il secondo è quello di far ritrovare di fatto migliaia di imprese fuori dal perimetro degli aiuti anti-crisi.

Il governo punta a spegnere l’allarme sul rischio restituzione per gli aiuti di Stato alle imprese che eccedono il tetto degli 800mila euro in termini di gruppo e non di singola azienda. Non sussiste alcun pericolo, secondo una nota diffusa dal dipartimento Politiche europee di Palazzo Chigi, e sono in corso interlocuzioni tra Roma e Bruxelles per la corretta interpretazione della complessa normativa in materia.

In effetti, nell’Europa alle prese con la seconda ondata della crisi pandemica non sembrerebbe esserci troppo spazio per alzare nei confronti delle imprese in difficoltà ostacoli nati da cavilli interpretativi più che da ragioni di sostanza.

(Fonte: Il Sole 24 Ore)

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