Il Pil italiano nel 2020 potrebbe cadere del 9%, spingendo deficit e debito ancora più in alto rispetto ai livelli fotografati dal Def di aprile. È l’Ufficio parlamentare di Bilancio a lanciare l’ultimo allarme sui conti italiani, in un rapporto sulla programmazione 2020 che vuole mettere in guardia il governo anche dalle possibili ricadute sul debito di misure come le garanzie statali ai prestiti e le anticipazioni sblocca-pagamenti agli enti locali. E chiede a Palazzo Chigi e Ministero dell’Economia un rapido cambio di strategia per puntare su misure più selettive e strutturali rispetto ad aiuti ad ampio raggio.
Il Governo intende puntare principalmente su tre direttrici: la ripresa degli investimenti pubblici, chiamati a tornare sopra il 3% del Pil in quattro anni, accompagnati anche da un rilancio degli investimenti privati; un’azione combinata fra revisione della spesa e riforma fiscale etichettata come “pro crescita” che dovrebbe trovare risorse dalla lotta all’evasione e concentrarsi sulla riduzione delle tasse per lavoro e imprese; l’obiettivo di convogliare l’ingente risparmio privato che l’Italia “esporta” verso gli investimenti produttivi.
Il programma contenuto nel Pnr, chiamato a prospettare un orizzonte decennale di riduzione del debito, è lo strumento chiave per rassicurare i partner europei che guardano con una certa preoccupazione il continuo cantiere italiano sul deficit che si accompagna alle incertezze costanti sull’utilizzo del Mes. Ma non sono solo le cancellerie europee a nutrire timori sui prossimi passi del bilancio italiano.
Nel giorno in cui da Via XX Settembre arrivano i nuovi dati sul fabbisogno, che a giugno ha chiuso a 21 miliardi (contro i 903 milioni del giugno 2019) e nei primi sei mesi del 2020 ha totalizzato 62 miliardi in più rispetto all’anno scorso, l’Authority parlamentare sui conti sottolinea che anche la nuova revisione delle stime di crescita, in peggioramento di un punto rispetto ad aprile, potrebbe non essere l’ultima. Gli ultimi calcoli, che prevedono un crollo del 10% per il secondo trimestre, si basano sul presupposto di una progressiva ripresa dell’attività economica senza una seconda ondata epidemica in autunno. Nei numeri dell’Upb ci sono però anche prospettive incoraggianti, a partire da quelle di un rimbalzo 2021 al 6,2%, più vivace del 5,7% indicato dal Def ma comunque insufficiente a recuperare i livelli di attività 2019.
Anche al Ministero dell’economia, del resto, si prevede una possibile revisione delle stime congiunturali, nel senso indicato da Upb e Bankitalia ma lontano dal -12,8% dall’Fmi. Le nuove cifre di Via XX Settembre potrebbero trovare spazio nella lettera che il governo invierà a Bruxelles nelle prossime settimane per il nuovo rialzo degli obiettivi di deficit. In gioco ci sono per ora fino a 20 miliardi, che al netto della nuova congiuntura porterebbero il deficit 2020 a quota 11,6%.
La linea del deficit difficilmente troverà pace prima di settembre, quando il governo dovrà riassumere nella Nadef il bilancio di questi mesi e candidarsi ai fondi comunitari del Recovery Plan.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)