Finanza sostenibile e lotta ai cambiamenti climatici: un binomio possibile

Data pubblicazione: 08/03/2019

Oggi sempre più industriali, in Europa, si mostrano sensibili alle tematiche ambientali e cercano di coniugare produttività e profitti con l’obiettivo di ridurre l’impatto che emissioni e scarichi hanno sulla flora e sulla fauna del nostro pianeta.

E’ ormai diffusa la consapevolezza che vi sia un preciso rapporto di causa ed effetto tra l’inquinamento dovuto alle attività umane, con particolare riferimento all’industria, e i cambiamenti climatici, tra cui il surriscaldamento globale, che hanno effetti nocivi (in alcuni casi funesti) sull’ecosistema.
Allo stato attuale, alcuni tra i gruppi industriali più “illuminati” adottano decisioni di investimento basate su indici che prevedono il confronto tra l’impronta di carbonio generata dai progetti previsti e la performance dei portafogli di investimento, una sorta di “calcolo costi-benefici” dove la voce “costi” è rappresentata (anche) dall’impatto sull’ambiente.

Ma esistono numerosi di questi indici, con diversi obiettivi e diverse metodologie di misura; per questo il Parlamento Europeo ha approvato uno strumento armonizzato per perseguire strategie di investimento a basse emissioni di carbonio, stabilendo due tipi di indici di riferimento finanziari:

  • indici di riferimento UE di transizione climatica, volti a ridurre l’impronta di carbonio di un portafoglio di investimento standard; questo tipo di indici di riferimento dovrebbe essere stabilito prendendo in considerazione le imprese che seguono una “traiettoria di decarbonizzazione” misurabile e scientifica entro la fine del 2022;
  • indici di riferimento UE allineati con l’accordo di Parigi, che, più ambiziosamente, puntano a selezionare solo gli elementi che contribuiscono al raggiungimento dell’obiettivo dei 2 ºC stabilito nell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

(Fonte: Consiglio dell’Unione europea)